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ASPETTANDO I MONDIALI: A tu per tu con...Michelangelo Aniello

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La storia del Campione Europeo in carica. Dagli inizi fino ai successi italiani e internazionali

Una stecca tenuta con forza sopra la testa. Un gesto nel quale sono racchiusi sacrifici, emozioni e gloria. A stringerla fra le mani è Michelangelo Aniello subito dopo aver conquistato nell'aprile del 2015 il suo secondo titolo europeo consecutivo.
Un'istantanea destinata a rimanere nella mente di tutti i tifosi e che appare più che significativa per intraprendere questo nuovo viaggio attraverso la storia dei Mondiali di biliardo.
Michelangelo Aniello infatti è uno di quei talenti rari, destinati a segnare la storia del Gioco in Italia, ma anche nel Mondo.
Un carattere istintivo, che si traduce al tavolo con giocate di precisione euclidea.
Traiettorie sublimi perfezionate anno dopo anno sin da quando era un bambino e si esercitava paziente sotto i dettami di una figura che si è rivelata fondamentale per il suo sviluppo.

"A trasmettermi la passione del biliardo è stato mio padre
– comincia a raccontarci Aniello – Gestiva una sala ed era anche un ottimo carambolista. Quando avevo undici anni così mi mise per la prima volta una stecca in mano e da quel momento non l'ho più lasciata. Ricordo che mi seguiva tantissimo, anche quando la sala era chiusa e rimanevamo solo io e lui. La mia formazione biliardistica trova fondamento quindi nella carambola, specialità che praticai anche con successo. Quando avevo sedici anni per esempio conquistai il terzo posto al campionato italiano juniores. Riuscii ad arrivare anche fino alla categoria Master. Da quel momento in poi però decisi di fare una scelta drastica, ovvero mollare la carambola e dedicarmi ai 5 birilli, una specialità che mi aveva sempre affascinato. Negli anni '90 infatti guardavo in televisione i grandi campioni dell'epoca come Mannone, Zito o Rosanna e sognavo anche io di essere un giorno come loro".

I sogni, come si sa, spesso sono destinati a rimanere tali. Solo pochi eletti riescono a trasformare le fantasie in realtà. Serve soprattutto il talento e la voglia di arrivare. Due doti queste che Michelangelo Aniello ha dimostrato di possedere sin dall'inizio della sua carriera.

"La mia ascesa nel movimento del biliardo avvenne molto in fretta – continua Aniello - Nel 1997 mi ritrovai in seconda categoria. In seguito vinsi gare provinciali, regionali e poi una tappa dei nazionali. Scalai in maniera rapida tutti i livelli, dalla seconda categoria ai Master. Nella stagione 2000/2001, partendo dalle selezioni, riuscii a vincere a Legnano una tappa della B.T.P. Quello fu il mio battesimo definitivo con il biliardo che conta. Da lì in poi infatti sono sempre rimasto fra i professionisti e non sono più sceso".

E' a questo punto che per Michelangelo Aniello comincia la vera scalata verso il successo. L'anno chiave è il 2006 e lo sfondo del capolavoro che lui stesso dipinge è rappresentato dalle notti indimenticabili del Mondiale di Siviglia.

"Il 9 luglio del 2006 vinsi il Mondiale e il 16 conquistai il titolo italiano dei professionisti
– racconta emozionato Aniello – Fu davvero una settimana magica. A corollario di tutto ciò arrivò anche la vittoria del titolo italiano a coppie con il mio amico Gabriele Domenico. Fu un turbinio di emozioni che ricorderò per tutta la vita, soprattutto se ripenso all'impresa compiuta a Siviglia. Era il mio primo Mondiale e all'esordio persi subito contro Daniel Lopez. Nonostante questo però non mi demoralizzai e cercai di guardare avanti seguendo anche i consigli del grande Giampiero Rosanna. Ricordo chiaramente che venne da me e mi parlò a lungo, aiutandomi a ritrovare la concentrazione. Da quel momento in poi le vinsi tutte, compresa la finalissima contro Andrea Quarta. Quella partita fu molto sentita visto che eravamo entrambi giovani ed avevamo gli occhi del Mondo puntati addosso. Mi portai in vantaggio per 3-2 e nel sesto set la chiusi con una Garuffa da 8. Fu davvero tutto bellissimo".

Per raggiungere questi risultati, come detto, serve talento ma anche tanto allenamento. Il biliardo d'altronde è uno sport che necessita di una pratica quotidiana, a tratti anche maniacale. Una dedizione che spesso costringe gli atleti a sacrificare la propria sfera personale. Nonostante ciò c'è chi come Michelangelo Aniello è riuscito a separare le due cose, mettendo sempre al primo posto la famiglia.
Per accorgersene basta stare in sua compagnia anche solo un pomeriggio, il tempo necessario insomma per capire che di biliardo, nella vita di tutti i giorni, Aniello parla davvero poco. E' più facile infatti vederlo sorridente con il cellulare in mano mentre ti mostra con orgoglio le foto e i video dei suoi figli. Un'immagine più che riassuntiva per capire che la persona che si ha di fronte è prima di tutto un marito e un padre affettuoso, oltre che il campione con al collo la medaglia d'oro conquistata agli ultimi Europei.

"La famiglia è la mia vita – chiosa Aniello – Per questo motivo non mi sono mai trasferito in altre città dove potevo allenarmi e confrontarmi con altri campioni. Sono rimasto sempre a Mola di Bari, dove ho i miei affetti e tutto quello che mi serve per essere felice. Al biliardo dedico ormai davvero poco tempo. Dico sempre infatti che il mio allenamento è competere direttamente nei tornei. Quando non gioco del resto faccio il papà a tempo pieno. Anzi il papà e il marito a tempo pieno".

Svestiti i panni del padre di famiglia però Michelangelo Aniello è un giocatore freddo e letale. La sua espressione seria e concentrata mentre sta per effettuare un tiro è l'emblema della sua forza.
Una fermezza che potremo ammirare anche ai Mondiali di Milano.

"Non vedo l'ora di disputare questi Mondiali - conclude il campione europeo in carica - Sarà uno spettacolo unico. Conoscendo poi l'attrazione che suscita una città come Milano e tutta l'organizzazione che ruota intorno al torneo, sono sicuro che assisteremo ad un Mondiale fra i migliori di sempre. Da parte mia cercherò di essere all'altezza, senza paure o timori. In Italia infatti ci sono tanti fuoriclasse con i quali mi misuro da anni e questo ha forgiato il mio carattere permettendomi di non sentire più la pressione anche in concomitanza di grandi eventi. Per il resto è un torneo aperto ad ogni possibilità. Io ovviamente punto al massimo, ma qualsiasi cosa dovesse accadere l'accetterò a testa alta come ho sempre fatto nella mia carriera".


Realizzato da Giuseppe Albi
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