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ASPETTANDO I MONDIALI: A tu per tu con...Carlo Cifalà

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Seconda puntata della rubrica di approfondimento in vista dei Mondiali del 2015

E' il giugno del 1987 e a Milano si è riunito il meglio del biliardo internazionale per la decima edizione dei Campionati del Mondo. Ci sono più di 3000 persone ad assistere alla finale e il clima che si respira nel maxi tendone montato per l'occasione al Castello Sforzesco è di quelli da brividi.

Uno di fronte all'altro ci sono Carlo Cifalà e l'argentino Nestor Gomez, due vere e proprie istituzioni del mondo del biliardo. Il risultato è una partita epica, destinata a rimanere nella storia di questo sport.
Settantatré minuti di manuale illustrato del biliardo, con il finale d'autore scritto per l'occasione da Carlo Cifalà grazie ad un colpo da quattro punti di pallino che lo proietta nell'olimpo dei più grandi.
Poi, come nei film, l'ambiente diventa ovattato. Si sente solo il boato del pubblico italiano che stringe su di sé il suo campione mentre questi, visibilmente emozionato, si lascia andare in un pianto liberatorio.

Un'immagine bellissima che oggi, a 28 anni di distanza da quel giorno, possiamo rivivere attraverso l'attesa per un altro mondiale, quello che si terrà dal 17 al 27 settembre nuovamente a Milano.
Per farlo abbiamo usato le parole proprio di Carlo Cifalà, che ci ha aperto le porte dei suoi ricordi raccontandoci momenti di sport incredibili.

"Sembrerà una cosa assurda – commenta con un sorriso Cifalà - ma prima di quella partita ho sognato per un mese intero, tutte le notti, di essere in finale al mondiale e di fare l'ultimo tiro di chiusura contro un grande campione. Riesce a crederci? Quando tutto ciò si è concretizzato anche nella realtà è stato davvero come vivere un sogno ad occhi aperti. Sono arrivato a quel mondiale da campione italiano ed europeo in carica, ma quando si gioca contro talenti di caratura internazionale può succedere di tutto. Nella mia carriera quello fu ovviamente uno dei momenti più alti, ma in un gioco come il biliardo non ci si può soffermare solo sulle vittorie. Non posso scordare infatti anche alcune delusioni che mi porto dentro ancora oggi, soprattutto per quello che ha riguardato proprio il movimento del biliardo in quegli anni. Da parte mia ho sempre cercato di trasmettere con il mio gioco un messaggio di educazione, di sportività e di civiltà. Non sempre però è stato possibile e per questo, come ho detto, mi porto dentro un grande rammarico".

Mentre pronuncia queste parole nel tono del grande Cifalà c'è un moto di velata malinconia.
Un campione forte e umile allo stesso tempo. Un personaggio carismatico e silenzioso che si è avvicinato al biliardo in un modo così casuale che non si può non pensare che sia stato il fato a metterci il suo zampino.

“Io collaudavo ingranaggi di aerei – continua Cifalà – Era questo il mio lavoro. Poi un giorno andai con mio padre a Torino ed entrando in un club per prendere un caffé, vidi giocare ad un tavolo il grande campione Paolo Coppo. Era il 1978 e da quell'incontro con quella figura così misteriosa la mia vita cambiò totalmente. Il biliardo infatti fu una vera e propria folgorazione, un amore folle che mi portò a fare anche una scelta drastica, ovvero licenziarmi dal mio lavoro e dedicarmi anima e corpo a questo sport.
I primi tempi stavo ore e ore ad osservare Coppo, cercando di entrare nella sua testa per carpire i segreti delle sue geometrie. Osservavo ogni singolo movimento, ogni suo sguardo sul tavolo, anche il più impercettibile.
Cinque mesi dopo capì che quella era davvero la strada giusta per me e cominciai a raccogliere i primi risultati. Nel 1980 vinsi il primo titolo italiano e poi fui in grado di ripetermi per nove anni di fila. Oltre alle vittorie nazionali arrivarono anche quelle internazionali, come i due europei conquistati nel 1986 e nel 1988 e l'affermazione mondiale del 1987".

Quando si raggiungono vette così alte è inevitabile col passare degli anni voler trasmettere il proprio sapere. E' quello che in sostanza fanno i grandi maestri e Carlo Cifalà maestro lo è stato - e lo è ancora - per una generazione intera di giocatori professionisti, ma non solo.

"Ho cercato di portare avanti la filosofia biliardistica che mi aveva inculcato Coppo – commenta ancora il campione nato a Messina nel 1948 – aggiungendoci la mia abilità e la mia esperienza. Ho cercato di fare per tanti giovani quello che fece Coppo per me. Mi è capitato di stare anche fino alle 7 del mattino per insegnare ai miei allievi tutto quello che ho appreso in più di trent'anni di biliardo. L'ho fatto sempre con passione e con dedizione, mettendoci tutto quello che avevo. Nonostante questo non mi è mai interessato apparire. A casa, di tutto quello che ho fatto, non ho più niente, ho regalato tutto. Ho cercato di pensare sempre e solo al biliardo, anche quando mi sono ritrovato a dare lezioni a personaggi del calibro di Alain Prost o Diego Armando Maradona. Quello che è rimasto sempre dentro di me invece è l'affetto dei tanti appassionati di biliardo che oggi, a distanza di tanti anni, mi vedono ancora come un simbolo di un'era. Mi è capitato per esempio di girare nelle sale e sentire dopo un bel colpo delle espressioni tipo: “Tiro fantastico, sembri Cifalà!”.
Ecco, questo penso che sia uno dei riconoscimenti più belli che un giocatore possa avere"
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Mentre pronuncia queste parole Carlo Cifalà freme dalla voglia di andare a giocare. Al Palabiliardo di Rho infatti, dove gioca abitualmente, è pronto ad un'ennesima sfida. Niente coppe o titoli mondiali. Solo lui, la sua stecca e uno dei tanti avversari che quotidianamente ha l'onore e il privilegio di sfidarlo. Prima di lasciarlo andare però è d'obbligo, in chiusura, un pensiero sui prossimi mondiali in programma dal 17 al 27 settembre a Milano, la città che nel 1987 lo portò sul tetto del mondo.

"Escludo una mia partecipazione al prossimo mondiale – conclude Cifalà – non è nelle mie intenzioni prendere parte alle selezioni. Preferisco continuare ad insegnare.
Ho sempre pensato comunque che il biliardo porti dentro di sé le caratteristiche necessarie per diventare uno sport olimpico. E' sempre stato un mio sogno e spero che il prossimo mondiale possa essere proprio una svolta in tal senso".


Realizzato da Giuseppe Albi
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