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Biliardo senza confini: intervista con Fabio Del Zoppo

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La storia di Fabio Del Zoppo, giocatore simbolo di uno sport che non conosce limiti

La storia del biliardo è contraddistinta da ricordi e da istantanee che sfiorano i confini dell'immaginario. Uomini e donne che hanno portato avanti un sogno grazie a imprese sportive e storie personali destinate a rimanere negli annali per sempre. Il biliardo d'altronde è lo sport dove immaginazione e realtà si fondono e insieme permettono di superare barriere apparentemente invalicabili. Un insegnamento arrivato fino ai nostri giorni grazie a tutti quegli atleti che hanno saputo dare voce all'universalità del biliardo con talento e caparbietà. E' il caso per esempio di Fabio Del Zoppo, ragazzo classe 1974 innamorato del biliardo che, a un certo punto della sua vita, si è ritrovato davanti ad un bivio. "Ho conosciuto il biliardo a 12 anni – racconta Del Zoppo – Nel circolo del mio Paese misero un tavolo da Pool e ricordo che rimasi subito affascinato da quel gioco. Affrontavo ragazzi più grandi e spesso riuscivo ad avere la meglio. Negli anni successivi all'interno dello stesso circolo misero anche tre biliardi per la specialità Stecca. Era il 1991, avevo 17 anni, e fu subito una folgorazione. Ho giocato quasi per un anno intero cercando di carpire tutti i segreti di questa specialità così affascinante. Poi, il 5 ottobre del 1991, la mia vita è cambiata per sempre. Ho fatto un incidente in moto che mi ha costretto sulla sedia a rotelle. Come è facile immaginare non è stato semplice superare quel momento. Ero solo un ragazzo e accettare una situazione del genere mi sembrava davvero troppo grande per me. I primi anni furono abbastanza traumatici. Mi chiusi in me stesso rifiutandomi di uscire di casa. Misi tutto in secondo piano, compreso ovviamente il biliardo. Poi un giorno decisi di reagire. Volevo riprendermi la mia vita e ridare un senso a tutto quanto. Era la primavera del 1995 e la mia vita cambiò un'altra volta".

Dopo un evento del genere riuscire a rialzare la testa non è un'impresa da tutti. Fabio invece ci è riuscito dimostrando una grandissima tenacia. La stessa che gli ha permesso di ritornare anche a giocare.

"Dentro di me ho voluto ripartire da zero convincendomi di poter fare la stessa vita di prima
– continua Del Zoppo – Fra le cose che facevo c'era anche giocare a biliardo e dunque perché non riprovare? Ho cominciato a frequentare nuovamente il circolo e mi sono costruito un nuovo sistema di gioco adatto alla mia condizione. E' stato un processo lungo e pieno di insidie. Nei primi approcci non pensavo che un giorno potessi tornare a competere come prima. E invece piano piano ho raggiunto la mia nuova dimensione. Ho ritrovato come d'incanto la voglia di divertirmi al tavolo e di vincere. Nel 2001 sono arrivato alla finalissima di Terza Categoria a Saint Vincent. Poi è stato sempre un crescendo. Adesso sono una Prima Categoria. Ho conquistato la promozione nel 2011 vincendo il Campionato Regionale di Seconda. Subito dopo, grazie a Michele Cosci, ho partecipato al Campionato a Squadre di Serie A. E' stata una bellissima esperienza, così come l'anno scorso alle Finali di Nova Gorica. Spero in futuro di poter continuare a divertirmi allo stesso modo".

Passione, tenacia e voglia di non mollare mai. Fabio Del Zoppo ha risalito la china con le proprie forze. Uno spirito di intraprendenza che nella sua testa continua ad essere una costante.

"Se penso al biliardo mi viene in mente un processo di crescita e di perfezionamento continuo – commenta - Mi rendo perfettamente conto che la posizione da seduto non è molto naturale per il biliardo. Per esempio un normodotato non ha il pensiero di dove posizionare le gambe prima di un tiro o di come sistemare la carrozzella sotto il tavolo. Anche il movimento di steccata è molto diverso. Ci sono poi posizioni di tiro difficili da assumere per me. Eppure sono riuscito a trovare una mia dimensione attrezzandomi di conseguenza. Da alcuni anni per esempio gioco con una mezza stecca e con uno steccone in modo da potermi adattare alle diverse situazioni di tiro. E' tutto comunque un continuo perfezionarsi trovando nuove soluzioni. Se penso al futuro quindi non saprei cosa dire. Dipende sempre da tanti fattori. Prendiamo quest'anno per esempio. Ho deciso di non partecipare alle Finali di Torino perché sono reduce da un anno un po' travagliato, un po' per alcuni problemi di salute di mio padre e un po' per alcuni problemi di salute miei. A marzo, nel momento più positivo della stagione, ho preso il morbillo e sono dovuto stare alcuni mesi fermo. Lo stop ha decisamente intaccato la mia preparazione e quindi non me la sono sentita di iscrivermi per l'evento del Palavela. Un po' me ne rammarico, ma vado avanti. L'importante è non abbattersi mai e continuare a trovare stimoli".

Nel destino di Fabio Del Zoppo il biliardo ha sempre occupato un posto particolare. Un rifugio dove ritrovare spensieratezza e voglia di vincere, sia nel gioco e sia soprattutto nella vita.

"Il biliardo è amore – conclude Del Zoppo - Io in fondo mi ritengo fortunato. Dopo il periodo buio post incidente sono riuscito ad emergere e a riprendermi la mia vita rifacendo le stesse cose che facevo prima. E fra queste c'era anche giocare a biliardo. Non è stato uno stimolo, ma un qualcosa che ho ritrovato nella mia vita. Le passioni vanno sempre coltivate ed il biliardo per me è proprio una di queste. Il mio prossimo obiettivo è quello di continuare a perfezionare il mio gioco e avvicinarmi magari anche ad altre specialità come lo Snooker. Ho già giocato un po' di volte e lo trovo un gioco molto affascinante nonostante sia all'apparenza difficile. E' un po' come la mia storia e la sfida in fondo è proprio questa: mettersi sempre alla prova quotidianamente per sentirsi vivi".

Questa dunque è la storia di Fabio Del Zoppo, giocatore simbolo di uno sport che non conosce limiti. Un esempio per tutti coloro che credono nella magia del biliardo e che con passione, tenacia e amore contribuiscono alla crescita di questo sport.