Caratozzolo espugna la finale BTP

images/media/media/comitati/calabria/news/2317/medium/master.jpg

Diceva bene Anatole France, premio Nobel francese, che il gioco è un corpo a corpo con il destino. Mai affermazione fu più vera. Dopo una lunga maratona di biliardo iniziata il 25 novembre scorso a Macerata Campania, un corpo a corpo che ha visto sfidarsi più di cento concorrenti fra i quali diversi campioni nazionali, europei e mondiali, il destino ha premiato il talento del giovane calabrese Santi Caratozzolo.

Il 2016 è stato sicuramente un anno positivo per Caratozzolo, che ha vinto la medaglia d’oro alla Coupe d’Europe a squadre, e oggi ha conquistato la sua prima tappa BTP, consacrandosi campione nazionale.

Lo abbiamo raggiunto per qualche domanda.

D: Come ti sei avvicinato al mondo del biliardo?

R: Ho iniziato a giocare professionalmente a 20 anni, dopo aver concluso il mio percorso scolastico. Mio padre, che già alla mia nascita era campione di stecca, ha sempre insistito perché conseguissi prima il diploma e mi concentrassi soprattutto sugli studi. Così l’ho accontentato. Infatti ho iniziato a giocare in terza categoria nel 2001, ma è stato dopo la laurea in Scienze Politiche che ho considerato la possibilità di far diventare il biliardo la mia vera professione. Pur non avendo una particolare predilezione per i numeri, mi misi a studiare la tecnica biliardistica che – pur sembrando un gioco di magia – in realtà è un insieme scientifico di regole matematiche e geometriche.

D: Ci stai confermando che il biliardo non è un gioco per passare il tempo, ma una vera e propria disciplina sportiva. Come diceva Einstein, "si tratta di uno sport artistico completo che necessita, oltre che di buona condizione fisica, del ragionamento logico del giocatore di scacchi e del tocco del pianista da concerto”.

R: Esatto. Sicuramente è necessaria una dote, un talento o una predisposizione iniziale. Ma poi è tutta questione di allenamento, di prove, di preparazione. Anch’io ho dovuto raffinare la mia dote, e continuo a farlo tutti i giorni.

D: Quali sono i giocatori mondiali che più ti ispirano?

R: Sicuramente i campioni Cifalà e Gomez. In particolare trovo che Gomez abbia una caratteristica che nella nuova leva è difficile riscontrare: riesce ad abbinare il gioco sapiente ad un tocco elegante. Mentre i giovani giocatori prediligono la potenza, Gomez quando gioca pare realizzare con signorilità una delicata opera d’arte. È veramente uno spettacolo vederlo giocare!

D: In questi giorni di campionato ti sei trovato a fronteggiare grandi professionisti. Hai mai avuto paura di non farcela?

R: Quando gioco, non penso necessariamente a chi mi sta davanti. Il mio motto è “rispetto per tutti, paura di nessuno”. Mi concentro e do il meglio di me stesso.

D: Ti sei da poco trasferito a Sesto San Giovanni, lasciando Bagnara Calabra. Come mai questa scelta?

R: Per crescere professionalmente avevo bisogno di confrontarmi con un mondo biliardistico più competitivo. Purtroppo nel nostro sport, i professionisti non sono retribuiti. Non parlo del calcio, intorno al quale gira un business milionario, ma in qualsiasi sport secondario, anche gli atleti delle categorie minori guadagnano sicuramente più di noi. Una delle prime domande che i ragazzi, che oggi hanno come punti di riferimento sportivo i calciatori che intascano cifre da capogiro, mi pongono è: ma quanto si guadagna giocando a biliardo? Attualmente, se si vuole far diventare lo sport del biliardo la propria attività di reddito, ci si può solo dedicare all’insegnamento. E così, dopo aver capito che era questo che volevo, ho preso il patentino di Istruttore ed oggi insegno e alleno giovani talenti (nella foto a sinistra, Caratozzolo è con Aldo Borrelli, presidente del Csb Panno Verde di Sesto San Giovanni, presso il quale oggi insegna)

D: Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

R: Non si tratta di scaramanzia, ma non ho risposte concrete a questa domanda. È chiaro che nessuno gioca per perdere. Sarei un ipocrita se non ammettessi che mi farebbe piacere vincere il titolo mondiale, specie dopo essermi avvicinato alla finale l’anno scorso in Belgio. Il mio obiettivo concreto però è semplicemente quello di migliorare, continuando con serietà e professionalità il mio lavoro.

Siamo sicuri che con queste premesse, il futuro di Santi si costellerà di altri successi, che porteranno in alto l'onore di questa disciplina troppe volte bistrattata. A lui i migliori auguri da questa Redazione e dal Comitato Fibis Calabria.