In memoria di Nestor Gomez

images/media/media/comitati/toscana/news/2975/medium/master.jpg

Il Violinista del Rettangolo Verde

(Trionfo al Mondiale 1980: Necochea in delirio)

di Mario Papini


Passato il primo minuto di sbigottimento, di incredulità per un dolore troppo forte [anche il Cappelli (“Vecchio Gio”) e Zelino Costagli hanno avuto al telefono un attimo di cedimento], devo dire che qualche segnale lo avevo intravisto: che per El Campeon Ecumenico come lo aveva immortalato qualcuno il tempo si stava facendo breve!  Qualche assenza alle ultime competizioni; la mancata risposta agli auguri natalizi e un paio di settimane fa quando a Roma era presente solo il primogenito Camilo per l’annuale appuntamento dei Campioni all’Antico Tiro a Volo. 

Erano diversi mesi che Nestor stava lottando con il MALE ma aveva reagito bene - come mi diceva - ai cicli di chemio. E anche nella faticosa e stressante trasferta argentina per l’ultimo Mondiale, a Necochea, sua città natale (1941) che ha voluto dedicargli l’evento, avevo visto dal vivo il Gomez determinato e combattivo che tutti gli aficionados hanno ammirato ogni qual volta si avvicinava al campo di gara.

Per questo quando Michele (Cosci) mi ha raggiunto al cellulare con la notizia il colpo è stato violento: ma subito abbiamo deciso che bisognava partire per portare alla famiglia il conforto che non è mai sufficiente in questi momenti. Nel viaggio mi ripassavano nella mente - come nei flash-back cinematografici - i quarantanni di vicinanza con un personaggio che, “emigrato” dalla Pampas sudamericana quando lì era già un mito e approdato sulle coste italiche, era riuscito in poco tempo nell’impresa di diventare qui una vera icona di riferimento: una leggenda!

Un ricordo personale del 1979 quando arrivò a Pesaro, al 2° Mondiale in Italia che incoronò Campione il nostro Attilio Sessa. Provato dal fuso e dal viaggio perse i primi 3 incontri: il terzo giorno, a pranzo mi disse: “Mario: ora non perdo più!!" e inanellò una serie di vittorie (allora si giocava un tabellone all’italiana su 18 partecipanti) che lo avrebbe portato con i due successi consecutivi: Necochea (1980) e due anni dopo a Loano, a una striscia sbalorditiva di vittorie difficilmente eguagliabile nella competizione di maggior richiamo.

Nene - il diminutivo con cui gli si rivolgevano tutti - è stato non solo un fuoriclasse assoluto di livello internazionale, un “mattatore” straordinario su qualsiasi terreno fosse chiamato a cimentarsi. Autore di innumerevoli giocate sopraffine, di invenzioni inverosimili, di capolavori di misura (una delle sue particolarità!) millesimali che strappavano gli applausi a chi aveva la ventura di trovarsi sugli spalti al momento giusto.  Era così innamorato di questa *disciplina agonistica* - come l’ha sempre vissuta - che verrà ricordato dalle centinaia di allievi che ha forgiato intorno al biliardo non come un normale istruttore, ma come il Maestro; un docente inarrivabile quanto a tecnica e visuale di gioco.  Col suo insegnamento tutti sono migliorati e qualcuno ha raggiunto traguardi prestigiosi in tempi brevi come il figlio Camilo - già fra i 16 migliori della classifica - o uno fra i tanti discepoli come Andrea Quarta, da molti anni all’apice del riconoscimento di giocatore più temibile del circuito.  

La sua dipartita non è una tragedia ma ci priva di un punto di riferimento sportivo e soprattutto umano. Un atleta e un campione così grande va ricordato come un simbolo specialmente per i giovani che iniziano a tenere la stecca in mano e non hanno avuto il privilegio di vederlo all’opera.

Dalle tantissime registrazioni sulle sue imprese in video in questi giorni, mi piace sottolineare un dato della sua personalità: la raffinata eleganza nella manovra dell’attrezzo. La morbidezza e la fluidità nel brandeggio del taco, il suo limage erano uno spettacolo ancor prima dello scoccare del tiro. Per riallacciarmi al titolo un virtuoso con l’archetto e lo “stradivari”: un Paganini senza bisogno della grande orchestra…

Grazie Nene de un hermano mas que un amigo per le emozioni che ci hai regalato. E un abbraccio forte alla moglie Mariela e ai figli: un marito e un padre davvero unico.