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ASPETTANDO I MONDIALI: A tu per tu con...Nestor Gomez

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Il due volte Campione del Mondo argentino si racconta dopo il successo di Saint-Vincent in coppia con suo figlio

Se è vero che gli sport uniscono le Nazioni, il biliardo può essere considerato in tal senso il filo conduttore naturale fra Italia e Argentina. Due Paesi così lontani, ma allo stesso tempo vicini grazie a quella passione e a quel temperamento sanguigno che legano da sempre le due realtà. Non a caso diversi giocatori argentini hanno trovato in Italia la loro seconda casa, portando nei posti dove sono arrivati una filosofia di gioco innovativa.
Uno dei precursori è stato il leggendario Nestor Osvaldo Gomez, vincitore nella sua carriera di 5 Coppe Intercontinentali, 18 titoli argentini, 1 Campionato Europeo per nazioni a Squadre, 1 Campionato Italiano a Squadre, 1 Campionato Italiano a Coppie e 2 titoli Mondiali.

Un palmarès che affascina, ma che da solo non basta per spiegare quanto la figura di Gomez sia stata importante per il mondo del biliardo.
Una carriera che dura da più di 50 anni infatti non si può descrivere solo con le vittorie, ma si traduce anche con una personalità che lo ha posto, e lo pone ancora, nell'élite assoluta del Gioco.
Ecco perché nelle nostre tappe di avvicinamento al Mondiale, la storia di Gomez diventa un nodo cruciale per comprendere al meglio il fascino che si cela dietro l'attesissimo torneo.
Il suo avvento, e più in generale quello dei giocatori argentini, ha contribuito infatti a creare un dualismo fra Italia e Sud America che ha caratterizzato la storia recente del biliardo Mondiale.
Un rapporto di amore, odio ma anche profondo rispetto, come possiamo apprendere dallo stesso “Nené” Gomez mentre ci racconta la sua vita durante uno dei soliti viaggi in treno verso le sale biliardo di tutta Italia.

"Tutto è cominciato in Argentina, a Necochea – inizia con il suo ricordo Gomez – Da noi il biliardo è uno sport popolare e sono in molti a praticarlo. Mio papà mi portava nelle sale a guardare le partite ed io stavo lì buono e non mi perdevo nulla di quello spettacolo. A 13 anni così cominciai a giocare e fu da quel momento che iniziò ufficialmente il mio rapporto d'amore con il biliardo".

Da quei primi anni trascorsi a giocare nelle sale di Necochea, Nestor Gomez conserva un ricordo romantico e nostalgico. Da lì infatti è iniziato il cammino che lo ha portato ad essere il numero uno prima nella sua Nazione e poi nel Mondo. Una popolarità crescente che negli anni '80 lo ha proiettato fra i migliori sportivi di quell'epoca.

"In Argentina il biliardo è uno sport nazionale – continua Gomez – Per meglio comprenderne la sua importanza posso dire che quando vinsi il mio primo titolo argentino fu il Presidente della Nazione a consegnarmi la medaglia. Nel corso degli anni poi arrivai due volte terzo nella classifica annuale dei migliori sportivi del mio Paese. Un traguardo molto importante vista anche la presenza di mostri sacri dello sport come la tennista Gabriela Sabatini o Diego Armando Maradona. Ero considerato insomma uno sportivo a tutti gli effetti e questo ha sempre dato grande lustro sia a me e sia al movimento del biliardo".

Per entrare nella leggenda però c'è bisogno di un'impresa che sia tangibile negli almanacchi. Gomez la mette in scena nel 1980 e nel 1982 quando conquista per due volte di fila il titolo di Campione del Mondo. Un capolavoro che fino a quel momento non era riuscito a nessun giocatore.

"Nel 1980 si disputò per la prima volta il Mondiale a Necochea – racconta ancora Gomez – Era per me un'occasione importantissima visto che giocavo in casa. Il clima era elettrizzante e in quei giorni ci furono più di 30.000 persone ad assistere alle partite. Tutto il Paese era in fermento ed io avevo una grande pressione addosso. I giocatori italiani presenti al torneo non credevano ai loro occhi per via del clamore che aveva suscitato l'evento. Con qualcuno di loro feci anche una scommessa che consisteva nell'andare a bussare alle porte delle case per vedere se le persone erano davvero a conoscenza di quanto stava accadendo. Gli italiani rimasero ovviamente a bocca aperta davanti alle risposte della gente ed io mi feci delle grosse risate. Poi però venne il momento di fare sul serio. Ero reduce da un terzo posto a Bell Ville nel 1978 e un secondo posto a Pesaro nel 1979. Quella dunque era la mia occasione per vincere finalmente il titolo del Mondo. Giocai un torneo praticamente perfetto e riuscii a trionfare davanti a Ricardo Fantasia, uno dei miei primi allievi nonché campione del Mondo nel 1978. Mi sentii al settimo cielo, una sensazione indimenticabile che riprovai anche due anni dopo, nel 1982 al Mondiale di Loano, in Italia, quando riuscii a difendere il mio titolo. Vincere infatti è sempre bello, ma farlo per due volte consecutive è un qualcosa di ancora più importante perché è la reale conferma sul campo del tuo valore".

Per una personalità vincente come Nestor Gomez però i successi da soli non bastano. La sua continua voglia di migliorarsi e di confrontarsi con differenti scuole biliardistiche infatti lo ha portato a fare una scelta importante proprio quando era all'apice della sua carriera.

"Negli anni '80 decisi di trasferirmi in Italia, più precisamente a Torino – prosegue Gomez - Subito dopo il Mondiale uno sponsor mi fece un'offerta molto allettante, ma all'inizio fui restio ad accettare. In Argentina infatti avevo un'attività di commerciante ben avviata e mi sembrava impossibile poterla abbandonare per andare in Italia a fare il giocatore di biliardo a tempo pieno. Dentro di me però c'era anche la voglia di confrontarmi con la scuola italiana, cercando allo stesso tempo di trasmettere quella che era la mia filosofia di gioco.
Alla fine penso che sia stata una scelta vincente. Nel corso di tutti questi anni infatti ho potuto conoscere un nuovo tipo di biliardo, ed ho portato una ventata di aria fresca a tutto il movimento.
Uno dei miei orgogli più grandi è quello di essere stato il maestro di giocatori che sono diventati poi dei vincenti. Fra i miei allievi per esempio ci sono stati l'indimenticabile Riccardo Masini, Andrea Quarta e ultimo Antonio La Manna. E' stato Dio a darmi questo dono e sono onorato di poter trasmettere ancora oggi la mia esperienza a dei giovani meritevoli".

Fra gli allievi del grande Nestor Gomez figura ovviamente anche suo figlio Camilo.
Un duo, quello rappresentato da padre e figlio, che ha regalato spettacolo nell'ultimo Gran Galà di Saint-Vincent con la conquista del titolo italiano a coppie.
L'ennesima dimostrazione insomma che la leggenda di Gomez è destinata a far sognare ancora, magari anche ai prossimi Mondiali di Milano.

"Non potrei mai mancare a questo importantissimo appuntamento – conclude Gomez – parteciperò alle selezioni con mio figlio. Voglio che lui si goda l'atmosfera magica che si respira in questo tipo di manifestazioni, così come successo a Saint-Vincent. Il Mondiale è un evento unico e spero che un giorno possa anche lui togliersi qualche soddisfazione. Stessa cosa anche per Guido, il mio secondo figlio che invece fa il calciatore ed è tesserato con il Sassuolo. Ad entrambi auguro solo il meglio e prego Dio affinché possano essere sempre felici".


Realizzato da Giuseppe Albi
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