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A tu per tu con...David Martinelli

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L'ultimo vincitore della 5ª Prova B.T.P. si racconta in un'intervista fra presente, passato e futuro

Tre anni senza successi possono sembrare tanti nella testa di un giocatore di biliardo.
Quando si ha un passato da campioni però a volte basta poco per ritornare grandi e riscrivere pagine di sport.
Ve ne sono tanti di esempi del genere, ma questa storia che stiamo per raccontare ha un sapore diverso e propone sullo sfondo due scenari diametralmente opposti, ma con un filo conduttore comune: il biliardo.

Il primo scenario è rappresentato dalla Villa Porro Pirelli di Induno Olona dove si è disputata la 5ª Prova B.T.P.
L'altro invece vede stagliarsi all'orizzonte le colline pisane. Un luogo dove selve dense di ulivi disegnano il paesaggio e dove il cielo, sereno e di un azzurro intenso, domina incontrastato sulle case.
Ed è proprio qui, in questi posti dove regna la tranquillità e la bonaccia, che è nato nell'aprile del 1971 David Martinelli, uno dei maggiori talenti biliardistici mondiali, tornato finalmente al ruolo di vertice che gli spetta dopo la spettacolare vittoria nell'ultima tappa della B.T.P. 2014/2015. (Clicca QUI per vedere tutti i risultati).

Il suo avvicinamento con il Gioco è naturale, quasi spontaneo, come ci racconta all'inizio del viaggio a ritroso nel tempo fra i sentieri dei suoi ricordi.

"Mio papà giocava a biliardo – rivela Martinelli – era un buon giocatore di prima categoria. Un giorno lo accompagnai ad un torneo e lo vidi vincere. Avevo solo sei anni, ma rimasi molto colpito da quell'avvenimento. Cominciai a chiedere con insistenza di giocare e così mio padre mi costruì un mini biliardo. Inutile dire che per me era la cosa più bella del mondo. Passavo anche delle giornate intere a giocarci. Abitando in campagna poi, capitava che venissero anche più di venti ragazzini a sfidarmi. Fu in quel periodo che vinsi le mie prime partite, anche se per me, ovviamente, era ancora solo un gioco".

Col passare degli anni però la passione di Martinelli per il biliardo cresce sempre di più, fino a diventare una vera e propria professione. A 19 anni vince il titolo italiano di seconda categoria. Il primo acuto di una carriera destinata a diventare ancora più importante.

"In quegli anni cominciarono ad arrivare i primi risultati e mi venne voglia di proseguire, di cercare di fare qualcosa di ancora più grande – continua Martinelli – Si aprirono quindi per me le porte del professionismo. Partendo dagli aspiranti riuscii a conquistarmi un posto fisso fra i cosiddetti grandi, fino ad arrivare poi al 1996 quando vinsi un titolo che solo qualche anno prima sembrava davvero impensabile".

E' il 1996 appunto e a Saint Vincent si disputa il World Cup Pro 5 Birilli. David Martinelli ha 25 anni e negli occhi tutta la spensieratezza tipica di quell'età. Quella stessa leggerezza che gli permetterà di scrivere il suo nome in un albo d'oro dove compaiono leggende del biliardo come Carlo Cifalà o Gustavo Zito.

"Il mondiale del 1996 è stata un'esperienza incredibile – racconta ancora Martinelli – partii subito bene, dopo tre prove ero nel master finale dei migliori otto e per me quello rappresentava già un grande risultato. Una volta arrivato lì comunque sapevo di potermela giocare fino in fondo. Il favorito per tutti ovviamente era Gustavo Zito, ma nonostante questo riuscii a vincere e a conquistare il mio primo titolo mondiale. Fu davvero una grandissima emozione".

Il primo titolo mondiale ovviamente non si scorda mai, ma dal 1996 al 1998 David Martinelli infila una serie di affermazioni che lo iscrivono di diritto fra i giocatori più forti del mondo. Dopo l'iridato del 1996, arrivano infatti il titolo europeo nel 1997 e un altro mondiale nel 1998.

"Quando ti trovi dentro questa dimensione non ti rendi nemmeno conto di quello che sta accadendo. Forse nemmeno oggi riesco a rendermene conto. Alla fine vincere è molto più facile che perdere, almeno dal punto di vista mentale. E' quando poi si inizia a perdere che arriva il difficile. A me purtroppo è successo e posso dire che rimanere in pace con se stessi è la vera chiave per tutto. Sono passato in quegli anni dall'essere forse il numero uno al mondo per poi piombare in un abisso profondo toccando dei livelli davvero molto bassi. In quei momenti scattano dei meccanismi strani, anche senza un motivo. La vita poi riserva situazioni alle quali ti devi adattare. Nel momento più alto della mia carriera, quello dei due mondiali per esempio, vivevo solo di biliardo. Me lo sognavo anche la notte. Poi entrano in gioco altre componenti, una su tutte la famiglia. Bisogna fare quindi una scelta. Io ho preferito dare più spazio agli affetti personali e non mi pento di averlo fatto. Il biliardo comunque occupa sempre un grande spazio nella mia vita, anche se non è tutto".

Un Martinelli rinato dunque, che è pronto a cimentarsi con nuove avventure: quella della Poule Finale di Saint Vincent a giugno (conquistata in extremis con la vittoria di Induno Olona) e il mondiale di Milano a settembre. Due occasioni per ripartire quasi da zero, come all'inizio della sua carriera, con la consapevolezza però di potersela giocare con tutti dall'alto del suo passato.

"Sono entrambi due grandissimi appuntamenti – conclude - Saint Vincent la conosciamo tutti. Il mondiale di Milano poi è un qualcosa di affascinante, con una location molto suggestiva e inserita in un contesto importante come l'Expo. E' il primo mondiale con la formula open e quindi è una grossa opportunità per molti. Penso che si iscriveranno tanti giocatori e il cammino sarà molto lungo. Per quanto mi riguarda cercherò di prepararmi bene, provando a fare un passo alla volta, senza pensare troppo. Il livello infatti è molto alto e può succedere davvero di tutto".


Realizzato da Giuseppe Albi
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