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BILIARDO PARALIMPICO: Fulvio De Franceschi ingegnere elettronico appassionato di biliardo

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L’ammirazione che suscitano le storie dei protagonisti del biliardo paralimpico è dovuta soprattutto dalle fatiche che le precedono. I vissuti, le esperienze dolorose e traumatiche che hanno spinto questi uomini a superare i propri limiti fisici e che in alcun modo hanno posto un freno alle loro possibilità. Anzi, rappresentano la molla che li ha spinti e li proietta ad andare sempre oltre, addirittura al di là di qualsiasi aspettativa.

È il caso per esempio di Fulvio De Franceschi, classe 1969, affetto da una malattia degenerativa che ad un certo punto della sua vita ha riscoperto biliardo. “Il biliardo mi ha permesso di rimettermi in gioco e soprattutto in competizione – racconta De Franceschi – ho praticato anche altri sport ma nessuno era mai diventato la mia principale attività”.

La vita biliardistica di De Franceschi, ingegnere elettronico di Roma, inizia quando conosce Cristiano Bocci (atleta paralimpico F.I.Bi.S.) presso il centro di fisioterapia che frequentava. “É stato quello che oggi dovrei definire ‘rivale sul campo’ a farmi avvicinare al biliardo in carrozzina – ha dichiarato De Franceschi – sono stato attratto fin da subito, ho ricominciato a giocare seguendo anche qualche consiglio di mio cugino, appassionato di questo sport e poi mi sono gettato anima e corpo in questa nuova sfida. Anche nel biliardo come del resto in tutto ciò che faccio, sono supportato dalla mia famiglia e dalle mie figlie”.

Uno sport il biliardo che necessita di freddezza e gestione della mente, fondamentale per gestire le ore di gara.

Il biliardo – continua De Franceschi - è una vera e propria sfida per me perché bisogna restare calmi e soprattutto concentrati. Uno degli sport simili al biliardo dove, se si perde la ‘bussola’ si perde tutto è il tennis. Quando giocavo a tennis, prima che perdessi la mobilità delle gambe, avevo problemi di tenuta mentale nonostante fossi dotato dal punto di vista tecnico. Oggi il biliardo è la mia nuova personale sfida”.

Altra grande sfida per il paralimpico romano è proprio la sua disabilità “A volte tendo a correre dei rischi troppo alti, ogni giorno per me è una sfida, perché ogni giorno devo affrontare nuovi problemi – ha concluso De Franceschi – Ogni gesto, ogni azione che faccio, deve essere fatta nel migliore dei modi e anche nella maniera più sicura possibile. Non è facile, ma nessuno ha mai detto che la vita è facile. E forse è proprio questo il bello della vita, no?!”.