Lo sport, grazie anche alla testimonianza degli atleti paralimpici, che quest’anno parteciperanno alla prima edizione del Campionato Italiano Paralimpico specialità pool, si rivela essere lo strumento migliore per una riabilitazione fisica e psicologica, che ridà passione e fiducia, favorisce il confronto con gli altri e rappresenta l’antidoto all’apatia e all’isolamento.
Ne è esempio Cristiano Bocci con disabilità dalla nascita a causa di una malformazione congenita.“Fortunatamente – dichiara Bocci - sono sempre stata una persona attiva dal punto di vista sportivo e non ho mai visto la mia disabilità come un problema. Vivo in carrozzina dall’età di circa 13 anni, prima utilizzavo le stampelle poi a causa di problematiche dovute alla crescita mi hanno consigliato la sedia a rotelle. Onestamente non è stato traumatico per me – continua Bocci - ho sempre avuto la famiglia e molti amici accanto e questo credo sia stato fondamentale, perché prima della disabilità hanno visto la persona. Questo mi ha aiutato anche a non vedere la disabilità come un limite ma anzi come un modo per accettare e superare le sfide che la vita ci presenta”.
Cristiano Bocci è nato a Roma nel 1984, da circa 8 anni lavora come operatore al CUP regionale del Lazio, ed è da sempre attivo sul campo per i diritti delle persone con disabilità, in particolar modo per quanto riguarda l'inclusione sportiva delle stesse, lui che in primis si è cimentato in diverse attività sportive come il nuoto, il tiro con l’arco, lo sci e il tennis.
“Ritengo che lo sport non abbia né barriere né confini – afferma Bocci - Ognuno di noi, disabile o normodotato, ha dei limiti nello sport con cui deve fare i conti, ma lo sport stesso è lo strumento per eccellenza che permette di superare tutti i limiti”.
Nel 2019 presso il centro di fisioterapia conosce Luca Bucchi che lo invita a provare il biliardo in carrozzina. “Luca mi ha spinto a provare a prendere in mano la stecca e a giocare a biliardo – dichiara Bocci - non avevo mai provato, anzi a dire la verità non mi era mai venuto in mente. Oggi a distanza di due anni posso dire che il biliardo è diventata la mia più grande passione. Concepisco ogni bilia come un obiettivo da mandare in buca e il gioco stesso come la strategia da attuare per mandarle in buca e pensare all’obiettivo successivo”.
Il ‘lavoro’ istituzionale della Federazione ha poi fatto il resto, nel senso che ha dato al movimento del biliardo in carrozzina, una vera e propria struttura. “Onestamente non pensavo di innamorarmi così tanto del biliardo e del gioco in sé. Poi è arrivato anche il riconoscimento da parte del CIP e non posso che essere fiero. Aldilà della parte prettamente agonistica, la cosa più importante per me è l’aspetto sociale legato allo sport – conclude Bocci - dare l’opportunità a persone con disabilità in carrozzina di mettersi in gioco, di confrontarsi con gli altri ma soprattutto con sé stessi in una disciplina che prima non si pensava essere possibile. È un traguardo importante ed un progetto che grazie alla Federazione ha tutte le carte in regola per andare avanti”.